Cloud Native Apps: la piattaforma VMware (terza parte)

Nei precedenti articoli (Parte 1 e Parte 2) si è visto come Photon e Docker hanno costituito un nuovo modo per costruire e mettere in produzione le applicazioni di nuova generazione. Di fatto il container e le tecniche di sviluppo a “microservice” sono gli elementi architetturali e nel contempo culturali che determinano un cambiamento significativo nel modo di gestire le applicazioni cloud-native all’interno del loro stesso ciclo di vita. Essendo quello delle cloud-native application un tema molto caldo nel panorama odierno dell’IT, è facile reperire sul Web nuovi annunci e informazioni che possono rendere in parte obsoleti alcuni elementi trattati nei precedenti articoli. Di fatto, in casa VMware, l’annuncio della devbox basata su Photon Controller e l’implementazione di nuovi meccanismi di clustering dei container sono oggi disponibili al mondo delle community attraverso il canale delle technology preview.

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VPS (quarta parte): troubleshooting di base in Linux

Tutti gli articoli della Rubrica VPS:

Linux è un sistema dotato di innumerevoli strumenti diagnostici utilizzabili attraverso l’interfaccia a linea di comando (CLI) che permettono all’amministratore di sistema di identificare e risolvere in modo molto approfondito eventuali problemi e malfunzionamenti. Nonostante le limitazioni tipiche di un ambiente testuale, questi programmi di supporto sono molto potenti in quanto possono essere richiamati mediante semplici comandi o inseriti all’interno di script automatizzati. In questo articolo parliamo di alcuni dei più comuni: top, ps e netstat.

top e htop: processi, carico e memoria sotto controllo

Top è il comando utilizzato per identificare i processi, un indicatore chiaro dello stato di salute del sistema e permette di controllare parametri come la percentuale di utilizzo di CPU e memoria oltre allo stato dei processi attivi in tempo reale

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OpenStack - Le scelte in OpenStack

In una prima versione di questa pubblicazione, ho fatto menzione alla promessa di OpenStack di garantire interoperabilità fra diversi componenti di diversi vendor, o fra progetti Open Source. Di fatto ciascuno componente descritto negli articoli precedenti può essere facilmente sostituito con un prodotto o un progetto di vendor diversi.

Al momento in cui scrivo, l’unico componente che non ha alternative valide è Keystone.
Keystone funge da registro di servizio e repository per gli utenti, per cui gioca un ruolo essenziale in OpenStack. Sebbene è stato concepito per avere utenti interni come in Amazon AWS, lo sviluppo si sta spostando da un’interfaccia HTTP a sistemi d’identificazione esistenti, come LDAP o SAML.
Anche Horizon, la dashboard web, ha pochi sostituti papabili dal momento che la scelta dei colori e del logo puà essere personalizzata in base ad ogni richiesta.
I progetti per cui ha senso adottare un approccio a plugin sono Nova, Neutron, Swift e Cinder. Ricapitoliamo con l’aiuto di alcune tabelle quali sono i più importanti sostituti Open Source e proprietari per ogni componente -- tieni a mente che questo elenco può variare.

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Openstack - Applicazioni nel Cloud

Hai letto molto materiale su OpenStack e sei in procinto di implementarlo; ma facciamo un passo indietro per capire perché sei così desideroso di abbracciare il cloud. Riflettendo potresti trovare migliaia di ragioni, ma in base alla mia esperienza i motivi base sono due:

  • vuoi trarre profitto dal provisioning veloce dell’infrastruttura sia per risparmiare che per la velocità, o entrambe;
  • le tue applicazioni hanno pattern di richiesta che variano, per cui in alcuni momenti hai bisogno di una maggiore capacità di calcolo. Puoi godere delle proprietà di scaling del Cloud per creare al volo nuove istanze di moduli chiave nei momenti di picco e spegnerle quando non servono più, liberando in tal modo le risorse dell’infrastruttura per altri compiti e abbassando il TCO, il Costo Totale di Possesso.

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OpenStack - L'ingrediente segreto di un progetto di successo

Ti ho promesso che ti avrei rivelato l’ingrediente segreto per un progetto vincente con OpenStack. Lasciami cominciare con due esempi.

Il primo riguarda un provider di tele-comunicazioni europeo piuttosto conosciuto. Come ogni altro operatore, questi ha una struttura interna complessa e quando qualcuno del team interno propose OpenStack come possibile soluzione, il management ai piani alti decise che non era abbastanza “enterprise” e preferì adottare una soluzione certificata che includeva, fra gli altri, VMware ed Oracle.
Il tempo necessario a fare il deployment di una singola macchina virtuale era circa di 40 giorni a causa di tutti i processi necessari. Un sistemista riceveva ogni giorno delle lamentele dagli sviluppatori, che a loro volta erano sotto pressione dal team di marketing per creare più velocemente le campagne per il mercato.

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Cloud-native Apps: la piattaforma di VMware parte 2

L’evoluzione dei metodi di sviluppo di un’applicazione verso il mondo cloud sono la forza motrice che spinge alla creazione di servizi di nuova generazione incapsulati in strutture software denominate container.

Come trattato nel precedente articolo, Photon, Docker e i container rappresentano gli oggetti architetturali frutto di una rivoluzione nel modo di progettare applicazioni cloud-native.  Analizzata in breve la questione dal punto di vista dei sistemi, giunge ora il momento di approfondire il tema in ottica “devops”, partendo cioè dalla costruzione delle immagini dei container fino ad arrivare alla loro esecuzione.

Sviluppare nel "Datacenter-in-a-box"

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I miei sogni e le mie aspettative per OpenStack

Intervista a Giuseppe Paternò (“Gippa”) candidato al board di OpenStack e nostro collaboratore

giuseppe paterno 200x3001Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Giuseppe Paternò (“Gippa” per gli amici), autore dell’introduzione a OpenStack che abbiamo pubblicato negli ultimi numeri di GURU advisor. Giuseppe è amministratore delegato di GARL (società svizzera che si occupa di sicurezza) e di Alchemy Solutions (soceita’ inglese che si occupa di Cloud) e vanta una esperienza pluriennale come consulente e advisor in tutta Europa per progetti basati su tecnologie cloud come OpenStack, CloudStack, OpenNebula e Ganeti. Ha lavorato per moltissime aziende leader del settore, come Sun, IBM, Symantec, Red Hat, Canonica e Wind/Infostrada.

Giuseppe, dal tuo punto di vista quali saranno le novità del cloud nel 2016? Alessandro Perilli di Red Hat, intervistato da me qualche mese fa ha sottolineato in particolare come il cloud computing sia – necessariamente – un fenomeno “plurale”, dove più soluzioni differenti devono coordinarsi e collaborare tra loro. In questa ottica come vedi OpenStack e le soluzioni di orchestrazione (alla CloudForms) che sembra diventeranno sempre più necessarie per disporre di una vera soluzione enterprise?

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ZeroTier: Software Defined Network (SDN) in un click

Così come già da tempo accade con la virtualizzazione di server e client, l’approccio di tipo Software Defined alle reti ha come scopo la realizzazione di architetture del tutto trasparenti rispetto all’hardware sottostante. ZeroTier è una piattaforma recente, ma molto promettente per la realizzazione di Software-Defined Network (SDN) nel cloud. 

L’idea alla base base di ZeroTier è molto semplice: realizzare reti locali virtuali con estensione geografica illimitata utilizzando Internet come vettore di comunicazione, il tutto protetto da cifratura e comodamente gestibile dalla dashboard del proprio account. L’intero progetto è Open Source e l’utilizzo è gratuito fino a un massimo di 10 client per reti di tipo privato, l’upgrade oltre questo limite prevede il pagamento di 4 dollari al mese. Le reti pubbliche, invece, sono gratuite senza limiti di host.

Per utilizzare ZeroTier sono necessari due semplici passaggi: creare un account su zerotier.com, e installare l’apposito client software.

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OpenStack - Regioni e Availability Zones

OpenStack è stato creato da zero per scalare a migliaia di nodi e svilupparsi su diversi datacenter e zone geografiche. Per questo motivo OpenStack può venir suddiviso in 3 zone gerarchiche: Regioni, Zone di Disponibilità e Host Aggregati.

openstack regions

Regioni
Ogni regione ha il suo deployment di OpenStack, endpoint API, network e risorse computazionali incluse. Regioni diverse condividono un set di servizi Keystone e Horizon per garantire un'interfaccia Web e il controllo dell'accesso.

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OpenStack - Swift, Ceilometer ed altri progetti

Swift – Object Storage

Object store permette di archiviare e recuperare i files; fornisce una piattaforma di storage pienamente distribuita, accessibile via AIP che può essere integrata direttamente nelle applicazioni o venir usata per i backup, l’archiviazione e la conservazione dei dati.

Nota: Object Storage non è un file system tradizionale, ma piuttosto un sistema di storage distribuito per dati statici come le immagini delle macchine virtuali, le foto, le email, i backup e gli archivi.

  • Il server proxy (swift-proxy-server) accetta le richieste in entrata, come file da caricare, modifiche dei metadata o creazione di container; inoltre distribuisce i file e fornisce una lista dei container;
  • Accounts server gestisce gli account definiti nel servizio di storage ad oggetti;
  • Container server gestisce la mappatura dei container e delle cartelle all’interno del servizio;
  • Object server gestisce gli oggetti e i file sui nodi di storage.

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OpenStack - Neutron e Cinder

Neutron – Network

Neutron fornisce “network connectivity as a service” tra le interfacce, come i vNIC (virtual Network Integrated Card, le schede di rete virtuali) gestite da altri servii di OpenStack, come Nova. Il servizio funziona permettendo agli utenti di creare le loro reti e poi assegnare delle interfacce ad esse; Neutron ha un’architettura ad innesto che supporta le soluzioni e le tecnologie di vari vendors.

  • neutro-server accetta le richieste API e le instrada al plugin di neutron corretto;
  • plugin e Agenti compiono le azioni vere e proprie, come connettere/disconnettere le porte, creare le reti, le sottoreti e assegnare gli indirizzi IP;
  • message queue per instradare le informazioni fra neutron-server e i vari Agenti;
  • neutron database per raccogliere le informazioni sullo stato di networking per determinati plugin.

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OpenStack - Nova e Glance

Nova – Compute

Probabilmente Nova è il più famoso fra i progetti di OpenStack, il più complicato e il più distribuito. Fornisce server virtuali su richiesta. Un grande numero di processo coopera per trasformare le richieste API degli utenti finali in macchine virtuali funzionanti.

Questi sono i componenti principali di Nova con le relative funzioni:

  • nova-api : una API REST-ful che accetta comandi in ingresso e interagisce con il Cloud di OpenStack;
  • nova-compute: un daemon che crea e distrugge le istanze di macchine virtuali tramite le API dell’Hypervisor:
  • nova-scheduler: prende una richiesta dalla coda e determina su quale host deve venir eseguita;
  • nova-conductor: fornisce i servizi per nova-compute, come finire gli update del database e gestire le task avviate;
  • nova database: raccoglie la maggior parte delle informazioni relativea build-time e run-time;
  • La coda inoltre funziona da hub centrale per scambiare messaggi fra daemon. Normalmente ciò viene implementato con RabbitMQ.;
  • Nova inoltre fornisce dei servizi di console per permettere all’utente finale di accedere alla console delle sue istanze virtuali tramite proxy. Vari daemon vengono impiegati (nova-console, nova-novncproxy e nova-consoleauth);
  • nova-network : un daemon molto simile a nova-compute. Raccoglie le task di networking dalla coda e le esegue per gestire il networking (ad esempio impostare le interfacce o cambiare le regole di iptables). Questa funzione verrà trasferita su Neutron, un componente separato;
  • nova-volume : gestisce la creazione, la connessione e la disconnessione dei volumi persistenti alle macchine virtuali. Questa funzione verrà trasferita su Cinder.

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SecurePass: controllo centralizzato delle identità

Ecco SecurePass, un servizio cloud-based per l'autenticazione multipiattaforma tramite One Time Password.

securepass

La gestione di username e password in azienda è un argomento molto delicato, e diventa più importante e complesso all’aumentare di dipendenti e servizi da gestire. La società svizzera GARL, specializzata in sistemi di sicurezza per l’informatica, offre SecurePass come servizio centralizzato per la gestione delle identità. L’offerta di GARL prevede quattro differenti tipologie di abbonamento, che differiscono per le funzionalità incluse e, naturalmente, per il prezzo. L’offerta di ingresso (Personal) è gratuita, ma prevede al massimo due utenze e la sola autenticazione via SSO, all’aumentare del prezzo troviamo rispettivamente Business, Enterprise+ e Service Provider: il dettaglio sul numero di utenti inclusi e modalità di autenticazione supportate sono disponibili a questo indirizzo. Da sottolineare che, esclusa l’offerta Service Provider che prevede una valutazione dedicata, i prezzi sono molto contenuti (3 o 7 euro/mese a utente).

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Cloud-native Apps: la piattaforma di VMware

L’evoluzione verso le soluzioni cloud costituisce una delle più grandi rivoluzioni in ambito IT e sta cambiando completamente il modo di progettare e valutare le infrastrutture in ambito aziendale.

Non è certo una novità che le architetture Infrastructure as a Service (Iaas) per un amministratore di sistema permettano di sfruttare il modello a servizio per consolidare i server, aumentare la disponibilità delle applicazioni aziendali e in molti casi anche diminuire i costi.

Nel passaggio dalla virtualizzazione al cloud, VMware è stata senza dubbio uno dei player di riferimento, grazie anche al vantaggio accumulato in anni in cui era davvero l’unica azienda che investiva nello sviluppo di prodotti virtuali. Oggi – qualsiasi sia il vendor del mio hypervisor – di fatto la macchina virtuale costituisce l’unità minima computazionale di un sistema informatico.

Qualcosa però sta cambiando profondamente nelle architetture Iaas, parliamo di due importanti innovazioni: lo sviluppo di applicazioni costruite nativamente per una architettura cloud e i container che semplificano radicalmente l’implementazione e lo sviluppo di applicazioni più tradizionali. VMware naturalmente si sta muovendo il più rapidamente possibile per mantenere il suo vantaggio anche in questo settore. Vediamo come analizzando le soluzioni presentate nell’ultimo VMworld (Europe e Usa).

Anatomia di una applicazione cloud-native

Secondo Kit Colbert - VP & CTO di VMware, e Team Leader del progetto Cloud Native Application - con il termine cloud-native si intendono applicazioni di ultima generazione costruite su infrastrutture dinamiche ed elastiche. Il software defined datacenter, unito ad elementi infrastrutturali nei pacchetti vSphere e NSX costituisce l'ambiente ideale dove far girare applicazioni tradizionali e cloud-native.

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VPS (terza parte): valutare le prestazioni

Tutti gli articoli della Rubrica VPS:

Eccoci al terzo appuntamento della nostra guida alla scelta delle VPS. Come avrete letto nei numeri precedenti vi abbiamo specificato come scegliere Ram, CPU e disco di un server virtuale su cui far girare i vostri applicativi. Oggi entriamo più nel dettaglio per valutare concretamente le prestazioni.

Prima di iniziare a lanciare benchmark sulle VPS che gestite vi ricordo che per avere un valore significativo il test deve essere ripetibile anche in orari e situazioni differenti. Se avete acquistato una VPS o ne avete richiesta una in prova a un fornitore e avete rilevato ottime prestazioni, non pensiate che sia sufficiente a dare una valutazione definitiva di quel fornitore o di quella VPS.

Location e obsolescenza: il cloud invecchia

Tenete in considerazione anche la posizione effettiva della VPS: se avete fatto un benchmark sul datacenter di Amsterdam non è detto che quello di Roma dello stesso fornitore dia gli stessi risultati. Magari le macchine che vengono usate per far provare il servizio sono differenti da quelle di produzione.

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Ecco il segreto per competere con Aws: intervista a Ditlev Bredahl, CEO di OnApp

Ditlev Bredahl, CEO OnApp

Abbiamo intervistato Ditlev Bredahl, CEO e fondatore di OnApp durante il VMworld 2015 di Barcellona, ecco cosa ci ha raccontato.

Parlaci un po’ di come è partita l’avventura di OnApp.

Ho fondato OnApp nel 2010. Prima del 2010 gestivo personalmente un Service Provider, fornivo servizi di hosting a moltissime aziende e ho deciso di vendere la mia attività e dedicarmi a un nuovo progetto. Con la continua crescita di Amazon Web Services volevo realizzare qualcosa che potesse competere con un gigante simile. Nessun piccolo cloud provider può competere con Amazon: non riesce a fornire la stessa copertura mondiale, non riesce a costruire una infrastruttura che scala allo stesso modo e non riesce a includere nell’offerta tutti i servizi che Amazon propone.

OnApp è un servizio rivoluzionario perché permette a tutti i service provider del mondo di allearsi creando quella che è una federazione, riuscendo così a competere con Amazon.

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OpenStack - Cloud: un pianeta da scoprire

Sono stato faccia a faccia con molti Manager IT e CTO Europei e quanto vogliono che io parli di OpenStack o del Cloud, la maggior parte delle volte intendono un’altra cosa: i clienti vogliono un’alternativa a VMware per la virtualizzazzione. I più audaci vogliono una bella interfaccia Web con cui accedere alle macchine virtuali e nulla più. “Cloud” sembra nient’altro che l’ennesimo tormentone pubblicitario che significa tutto e il contrario di tutto. Non voglio discutere ora i motivi per cui lasciare VMware, ma l’equazione “Cloud = Virtualizzazione” è piuttosto diffusa fra i clienti. Questo è quello che alcuni vendo hanno voluto farci credere.

Sebbene il Cloud impieghi un ambiente virtualizzato, la virtualizzazione non è cloud. Permettimi di dare una definizione usando quella del NIST, l’ente americano della gestione delle tecnologie: “Il Cloud computing è un modello che permette un accesso da ogni luogo, conveniente e on-demand a un pool condiviso di risorse computazionali configurabili (ad esempio reti, server, storage, applicazioni e servizi) il cui provisioning è veloce e richiede il minimo sforzo di gestione”.

Continua poi identificando tre modelli di servizio: Software as a Service -SaaS-, Platform as a Service -PaaS- e Infrastructure as a Service -IaaS-.
Anche i quattro modelli principali di deployment sono definiti: cloud privato, cloud pubblico, cloud ibrido e cloud comunitario.

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OpenStack - Horizon e Keystone

Articolo precedente: I componenti di OpenStack

Horizon – Dashboard

Horizon fornisce un’interfaccia modulare disponibile via Web per tutti i servizi di OpenStack. La maggior parte delle operazioni sono eseguibili con questa GUI Web, come lanciare un’istanza, assegnare gli indirizzi IP e gestire il controllo sugli accessi.

openstack horizon dashboard

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OpenStack - Presentazione di OpenStack

Articolo precedente: Cloud: un Pianeta da scoprire

Il grande vantaggio di OpenStack è quello che i clienti possono scegliere se usare l’implementazione standard per ogni progetto oppure, per ciascun progetto, una soluzione fornita da un vendor specifico.
La promessa di OpenStack è l’interoperatibilità tra i componenti di vari vendor o progetti Open Source, offrendo in tal modo al cliente un’ampia gamma di scelta per la soluzione ai suoi bisogni.
OpenStack può offrirti questi benefici:

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VPS (seconda parte): Il trucco delle SSD

Tutti gli articoli della Rubrica VPS:

Proseguiamo il nostro percorso nell’analisi delle offerte di VPS presenti sul mercato per ragionare su uno dei fattori più critici in assoluto nella scelta di una macchina virtuale: le prestazioni, lo capacità, l’affidabilità e la tipologia dello storage.

La prima osservazione importante riguarda le garanzie di conservazione dei dati che vengono proposte per la VPS che stiamo acquistando. La maggior parte delle VPS che potete trovare in offerta su Internet non offre alcuna garanzia di backup e conservazione dei vostri dati. Anche se questo può sembrarvi folle. Si vedono però qua e là offerte che iniziano a proporre – a un costo aggiuntivo – livelli di protezione leggermente più elevati.
Purtroppo anche chi fornisce una opzione di backup non sempre lo fa nel modo più comodo per l’utilizzatore. La maggior parte di questi servizi infatti – pur caricando fino al 20 o 30% in più rispetto al costo base della VPS per abilitarvi la funzione di backup – si limita a fare una immagine del disco della macchina, ma non offre un backup più granulare. Se dunque ad esempio fate girare qualche sistema di object storage come Owncloud su una VPS e una cartella o un singolo file vengono inavvertitamente cancellate l’unica opzione che avrete sarà quella di ripristinare l’immagine precedente, con la perdita di tutti gli altri file modificati nell’ultima giornata o nell’ultima settimana (in base alla frequenza del backup). Naturalmente esiste una sola soluzione con cui mettervi il cuore in pace: fare voi il backup, con tutti i costi, gli oneri e i problemi di archiviazione che questo comporta. Ovviamente il backup dovrete memorizzarlo altrove, non sul disco della stessa VPS o su una VPS che risiede sullo stesso storage. Fate dunque bene i conti prima di trarre conclusioni affrettate.

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OpenStack - I Componenti

Articolo precedente: Presentazione di OpenStack

OpenStack è una raccolta di tecnologie Open Source che mette a disposizione un incredibile sistema operativo cloud scalabile.
Il sistema operativo cloud di OpenStack controlla un grande pool di risorse computazionali, di storage e di networking disponibili in un datacenter, il tutto gestito da una dashboard che dà il controllo ai sistemisti e al contempo dà la possibilità agli utenti di fare il provisioning delle risorse tramite un’interfaccia Web.
Possiamo pensare a ciò come ad un software che accende la nostra offerta di Infrastructure as a Service (IaaS), come quello che è dietro ad Amazon Web Services.

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OpenStack - DevOps: verso l'infinito e oltre

Dunque, hai compreso i concetti di OpenStack, i suoi componenti e come le applicazioni giocano un ruolo importante nel Cloud. Prima di svelarti come aver successo con OpenStack, c’è una cosa importante che voglio tu capisca.
La prossima parola in voga che tutti menzioneranno sarà DevOps. Come puoi immagine, DevOps sta per Development Operations, Operazioni di Sviluppo.

L’obiettivo di un DevOpes è migliorare l’agilità di consegna del servizio, promuovere la comunicazione, la collaborazione e l’integrazione fra sviluppatori software e personale IT. Invece di vedere questi due gruppi come due compartimenti stagni che parlano tra loro ma non lavorano insieme, il DevOps riconosce l’interdipendenza fra personale IT e sviluppatori software.

In un mondo ideale, grazie all’uso continuo di tool di integrazione e test automatizzati, un gruppo di sviluppatori può portare on-line una nuova applicazione senza alcun team IT. Per esempio, Flickr ha sviluppato un approccio DevOps per supportare una richiesta lavorativa di 10 sviluppi al giorno. A titolo informativo, questo approccio è chiamato “Continuous Development” o anche “Continuous Delivery”.
La discussione dello sviluppo e delle metodologie AGILE è al di fuori degli scopi di questo articoli, ma una cosa è da capire e tenere a mente, che tu sia un manager IT, uno svilupatore o un sistemista.

Se decidessi di abbracciare il Clou in pieno e pensassi di adattare le tue app per sfruttarlo al meglio, allora ogni aspetto legato all’IT dovrebbe venir analizzato con attenzione.
Lo sviluppo, sia interno che outsourced, deve essere preso in considerazione; inoltre, il modo in cui la tua azienda è organizzata deve cambiare: ho già detto che il Cloud rappresenta un’enorme svolta?

Non c'è un solo cloud: intervista ad Alessandro Perilli, Red Hat General Manager Cloud Management Strategy

perilli

Alessandro Perilli attualmente è il General Manager, Cloud Management Strategy per Red Hat ma deve molta della sua fama sia alla sua precedente posizione in Gartner, sia al suo sito virtualization.info in cui per anni ha descritto l’evoluzione del mercato negli anni in cui la virtualizzazione veniva ancora vista come il futuro dell’IT.Nell’intervistarlo al VMworld dunque abbiamo colto al balzo l’occasione per parlare con lui di VMware e dei suoi annunci più recenti.

Come vedi gli annunci che VMware ha fatto al VMworld negli Stati Uniti e qui in Europa?
Ho alcune perplessità su come VMware sta affrontando l’evoluzione del mercato IT, in particolare sono rimasto davvero sorpreso da alcuni dei concetti che hanno contraddistinto l’edizione 2015 del VMworld. Lo slogan “any app, any device, one cloud” mi pare abbia una nota molto stonata nella sua conclusione: parlare nel 2015 di un solo cloud è davvero strano. Soprattutto se questo cloud è quello di VMware.

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VPS: il trucco dei core nei Cloud Server

Tutti gli articoli della Rubrica VPS:

Ecco la prima tappa della nostra guida alla scelta di un servizio cloud Virtual Private Server: scopriamo tutti i segreti di core e vCPU.

Se non vi accontentate dell’offerta dei più famosi Amazon, Google e Microsoft, bastano un paio di ricerche su Google per trovare centinaia se non migliaia di differenti offerte di VPS (Virtual Private Server), public cloud o altri servizi che rientrano nella categoria IAAS (Infrastructure as a Service).

I prezzi sono estremamente vari e vanno da offerte persino inferiori ai 20 euro l’anno fino a diverse migliaia di euro al mese. In tutti questi casi stiamo parlando comunque di una fornitura di macchine virtuali basate per la maggior parte su Linux e in alcuni casi anche su Windows. Anche cercando di definire dei requisiti base (in termini di Ram, disco, core e traffico disponibile) le offerte variano moltissimo di prezzo, pur escludendo servizi accessori come backup o firewall. Come è possibile? Ci sono delle differenze a noi oscure che permettono di comprendere queste differenze? Oppure semplicemente si paga di più il brand? Il tipo di supporto? L’affidabilità del servizio?

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