La sigla ML identifica la gamma di server HPE in formato tower, che vede proprio il modello 350 al top della lineup. Sul numero X di GuruAdvisor avevamo recensito un esemplare della nona generazione, abbiamo quindi un valido riferimento per la prova di questo nuovo Gen10.  

L’esemplare in prova è dotato di singolo processore Xeon Bronze eight-core di ultima generazione, in coppia con 32 GB di memoria RAM di tipo DDR4 ECC a 2133 MHz che popolano due dei dodici slot disponibili (per singolo processore). Lo storage è affidato a due dischi HPE SAS 10k da 1.8 TB, configurati in RAID 1 sul relativo controller SmartArray P408i dotato di 2 GB di Cache e otto canali SAS.

L’alimentazione è affidata ad una coppia di alimentatori da 800W e in questa configurazione il prezzo di acquisto si aggira intorno ai 1800 euro.

Novità non solo estetiche

Il server si presenta con una veste grafica leggermente rivista nella parte frontale e soprattutto con pesi e dimensioni ridotte rispetto al passato. Il peso (dello chassis + sistema di raffreddamento standard, dischi e accessori esclusi) scende da 30 a 21 chilogrammi e anche le dimensioni vedono una riduzione degli ingombri: l’altezza del tower rimane la stessa, ma lunghezza e larghezza calano rispettivamente di ben 12 e 4 centimetri.

Nel complesso il server risulta quindi più snello e gestibile per quanto riguarda il posizionamento in sede e la manovrabilità nelle fasi di installazione e manutenzione. Valore aggiunto non da poco, considerato l’utilizzo di questo tower in contesti aziendali medi e medio-piccoli dove gli spazi dedicati all’infrastruttura IT spesso sono limitati.

Da sottolineare che questo tipo di server può essere ampiamente personalizzato e crescere notevolmente in termini di dotazione (storage, RAM, processori e raffreddamento), fino quasi a raddoppiare il proprio peso iniziale.

ML350 G10
Le baie dischi installate di default
Vista frontale
L'interno del server
Alimentatori ridondati

Nuove misure, usabilità di sempre

La modularità del server si traduce in una grande facilità di installazione dell’hardware a bordo: che si tratti dell’alimentatore o dei banchi di memoria, è possibile installare il tutto in pochi istanti. Solo per l’aggiunta di un processore aggiuntivo è necessaria una procedura leggermente più complessa.

Questo allestimento vede la presenza di un cage a quattro baie per dischi LFF da 3.5’’ accessibile dal tipico pannello frontale, che una volta aperto mostra alcune novità in termini di disposizione degli elementi: le porte USB 3.0 si spostano sulla parte alta del case, disposte in orizzontale e sparisce il masterizzatore DVD, presente invece sulla Gen9. I due alimentatori si trovano ora nella parte posteriore alta, non più laterale e le porte di comunicazione (DisplayPort, VGA, USB e rete) traslano dal lato sinistro a quello destro, rimanendo comunque accessibili e ben disposte.

La parte interna del case è facilmente accessibile e permette di lavorare agevolmente su processori, banchi di memoria e controller, oltre che dare accesso alle porte SATA e USB aggiuntive presenti sulla scheda madre.

Rispetto alla generazione precedente (che utilizzava un telaio in metallo con quattro solidi alloggiamenti), il setup di raffreddamento di base su questo G10 vede due sole ventole installate su un telaio in plastica rigida e rimovibile che svolge anche la funzione di convogliatore per i flussi d’aria.
Abbiamo riscontrato che questo sistema, anche superata la fase iniziale che è tipicamente piuttosto rumorosa, non dà lo stesso livello di silenziosità offerto dalle unità ML e DL precedenti.

Nel complesso il server è considerabile silenzioso, ma la presenza di un fruscio di fondo costante (probabilmente dovuto alla trasmissione di vibrazioni tra il telaio di plastica e lo chassis) lo rende percepibile anche ad alcuni metri di distanza.

Per dare un riferimento numerico della rumorosità, si passa dai 23/26 dB di un ML350 G9 in produzione (con doppio alimentatore e quattro ventole) agli oltre 50 dB dell’unità in prova dotata di doppio alimentatore e due sole ventole. Abbiamo avuto modo di testare un’altra unità di pari setup e la rumorosità è stata confermata anche in quel caso.

Messa in opera e utilizzo

Abbiamo testato questo host come sistema di virtualizzazione in ambiente VMware. L’ML350 G10 è certificato per l’utilizzo con vSphere 6.0 e successivi, ma solo utilizzando le apposite “custom image” messe a disposizione da HPE ed in grado di garantire piena compatibilità. Il server è comunque utilizzabile anche con installazioni native Windows Server 2012 R2 o successivi, oltre che con RHEL 7.6 e ClearOS dalla versione 7.6.

Come tutte le macchine di questa fascia, i tempi di avvio sono sempre piuttosto lunghi e dovuti alle fasi di inizializzazione e autodiagnostica effettuate dal firmware di bordo, tuttavia marginali in quanto non è un tipo di dispositivo che vada riavviato di frequente. Il caricamento di ESXi impiega qualche decina di secondi e altrettanti ne servono per l’avvio delle macchine virtuali a bordo.

Una volta messo in produzione, il server ha garantito piena operatività per le settimane successive al test, come facilmente ci si poteva aspettare da un server di questo livello.

L'autore

Lorenzo Bedin

Laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni, svolge l'attività di libero professionista come consulente IT, dopo un periodo di formazione e esperienza in azienda nel ruolo di sistemista Windows e Linux. Si occupa di soluzioni hardware, siti web e virtualizzazione.

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