vNUMA
vNuma, il sistema di ottimizzazione per l'accesso alla memoria introdotto da VMware già in vSphere 5.5,
introduce un’importante novità: se si aggiunge memoria con la funzione “hot add memory” ad una VM con vNUMA abilitato, la nuova memoria sarà distribuita equamente fra tutti i nodi NUMA presenti nel server fisico. Si consideri che nelle versioni precedenti di vSphere la nuova memoria aggiunta era assegnata al primo nodo NUMA disponibile, rendendo inutile abilitare l’opzione Memory Hot Plug su una VM con vNUMA abilitato. Per sfruttare i vantaggi del vNUMA, sia il sistema operativo sia le applicazioni devono essere compatibili NUMA (NUMA-aware).
vSphere vMotion
vSphere vMotion, meccanismo di migrazione live che consente di spostare un'intera VM in esecuzione da un server fisico all'altro, è stato migliorato sino a rendere possibili le migrazioni live su lunghe distanze, fra diversi datacenter. Unico limite da rispettare è quello del Round Trip Time (RTT), che non deve superare i 150ms, pertanto la fattibilità dell’operazione è legata alla qualità delle connessioni utilizzate. Le nuove possibilità del vMotion consentono di non avere più vincoli di progettazione nelle infrastrutture metropolitane o multisito. È inoltre possibile eseguire migrazioni fra distribuzioni diverse del vCenter, ossia da una versione Windows a una versione Appliance e viceversa.
Fault Tolerance
Il servizio Fault Tolerance assicura la disponibilità continua delle VM, senza causare tempi di disservizio o perdite di dati in caso di guasti su un host. Con Fault Tolerance abilitato su una VM, vSphere duplica quella VM su un altro host, tenendo accese entrambe le copie. In caso di crash dell'host che ospita la VM principale, la secondaria (già accesa e funzionante) viene promossa a primaria. Fault Tolerance è un servizio pensato per quelle applicazioni "mission-critical" che non possono tollerare alcun tipo di interruzione o perdita di dati, ma nelle versioni precedenti era fortemente limitato dal poter gestire VM con una sola vCPU.
FT 6.0 è finalmente in grado di gestire VM con un massimo di quattro vCPU e 64 GB di memoria. Inoltre prevede il pieno supporto alle snapshot, rendendo possibile sfruttare quei tool di backup che basano il loro funzionamento sulle snapshot.
Virtual Volumes e gestione dello storage basata su policy
VMware vSphere Virtual Volumes (VVols) è probabilmente l’aspetto più innovativo di vSphere 6.0. Rafforza il paradigma dello Storage Software-Defined, concetto tanto caro a VMware, permettendo di allineare lo storage alle richieste delle applicazioni, grazie alle funzioni offerte dai dispositivi compatibili con questa tecnologia.
Come funzionano i VVols nella pratica? Un Virtual Volume è un oggetto che incapsula i dischi virtuali e i file di configurazione delle VM, risiede direttamente nello storage fisico (SAN, NAS, ecc.) e non richiede un filesystem per essere gestito. In questo modo ogni disco virtuale delle varie VM può essere ospitato nativamente sullo storage con la massima flessibilità, e lo storage può gestire i singoli oggetti che compongono le VM eseguendo operazioni granulari.
VVols va di pari passo con SPBM, Storage Policy Based Management, che identifica la gestione dello storage basata su policy. SPBM permette agli amministratori, che operano tramite vSphere Web Client, di creare dei template (policy) da associare alle VM; i template definiscono parametri come prestazioni, capacità e grado di affidabilità. Una volta stabilita una policy per una VM, lo storage esegue automaticamente le operazioni che garantiscono il livello di servizio stabilito.
Considerazioni sull'aggiornamento: vantaggi e svantaggi
La domanda che sempre ci si pone di fronte a un nuovo prodotto, del quale si ha già in produzione la versione precedente, è perché dedicare giornate di lavoro per un complesso upgrade, il cui esito potrebbe essere quello di perdere la stabilità raggiunta con la versione in uso?
Diverse considerazioni spingono a favore di un upgrade. In primo luogo, chi ha in produzione ancora le vecchie versioni 5.0 o 5.1 sappia che questi prodotti perderanno il supporto ufficiale il prossimo anno (agosto 2016), motivo valido per pensare sin d’ora ad un aggiornamento. Chi deve gestire più datacenter fisici, localizzati in diversi siti, potrà utilizzare il nuovo vMotion su distanze geografiche, previa attenta valutazione dei requisiti di banda e latenza. I dischi delle macchine virtuali potranno raggiungere la dimensione di 62 TB (in verità questa dimensione era già disponibile con la versione 5.5), e i miglioramenti molto attesi di FT (backup con snapshot e supporto multi-processori) sono finalmente arrivati. Il nuovo framework Virtual Volumes è una delle novità più interessanti: se supportato dal vostro storage, potrebbe rappresentare un valido motivo per l’upgrade, poiché semplifica in modo notevole la gestione dello storage fisico (SAN e NAS). Se lo storage in uso è di tipo virtuale e già sfrutta la VSAN introdotta con vSphere 5.5, la versione 6.0 include numerose migliorie in termini di performance e stabilità.
Sono altresì numerose le considerazioni a favore di un’attesa. Diciamo subito che se funzionalità e servizi offerti dalla versione in uso soddisfano pienamente le esigenze del proprio business, si può ancora aspettare. Ma questa è una regola generale che vale con qualsiasi prodotto. Come già accaduto nel recente passato, è lecito aspettarsi un ulteriore upgrade da parte di VMware, a distanza massima di un anno dalla data di rilascio dell’ultima versione. Un vSphere 6.1 che rafforzi la stabilità e segni l’abbandono di vecchi strumenti ancora in uso, ad esempio il vSphere Client, sempre necessario per la gestione completa degli update. Ci si aspetta nel prossimo futuro anche l’integrazione definitiva di Update Manager all’interno della VCSA. Soprattutto ci si aspetta che il Web Client venga rivisto; la sua velocità è aumentata, ma essendo sviluppato in Flash non è ancora utilizzabile su tutti i sistemi.
Un’importante considerazione riguarda la compatibilità con l’hardware: è altamente consigliata la verifica delle liste di compatibilità sia hardware (HCL) sia software, per non ritrovarsi con prodotti che funzionavano con vSphere 5.x ma che potrebbero presentare problemi con la 6.0. Si consideri poi che molte nuove funzioni sono rese disponibili solo con la licenza Enterprise Plus. Ad esempio, solo con questa licenza è previsto il supporto di FT a 4 processori virtuali, mentre per le edizioni Standard ed Enterprise vi è un limite di 2 vCPU. I Virtual Volumes sono invece supportati in tutte le nuove edizioni di vSphere 6.0, ma essendo una nuova tecnologia, solo il tempo dirà se sono davvero fondamentali per migliorare la gestione e lo sfruttamento delle risorse storage in ambito datacenter.