Nel mondo dei server HPE è indubbiamente leader di mercato, offrendo soluzioni top di gamma per ogni esigenza. Ma nella lineup del produttore americano è sempre spiccato un prodotto tanto semplice quanto interessante per una infinità di utilizzi: stiamo parlando del Microserver.

Introdotto con la versione G7 e giunto oggi alla G10 Plus, questo piccolo tuttofare si propone come soluzione perfetta in tutte quelle situazioni dove si necessiti di grande affidabilità in accoppiata con dimensioni e consumi ridotti. Nel tempo il prodotto ha subito diverse evoluzioni, che ne hanno migliorato alcuni aspetti e peggiorati altri.

Prodotto e dotazioni

Fedele alla sua forma da parallelepipedo, nel tempo le linee sono passate da quelle arrotondate della prima versione, alle superfici spigolose del G8, conservate anche nelle edizioni successive: seppur slanciate da una colorazione che passa dal grigio-metallo al full-black satinato con finiture verde smeraldo.

La parte frontale vede la presenza di due porte USB 3.0 sulla sinistra e del bottone di accensione sulla destra, accompagnato da tre spie corrispondenti a dischi, rete e stato generale. C’è tuttavia una importante differenza rispetto al passato, in quanto l’apertura dello sportello frontale non è più a cerniera, ma lo stesso sportello è applicato a pressione e va quindi rimosso completamente.

Una volta effettuata questa operazione, risultano evidenti le novità. Il vano dischi è stato completamente riprogettato e non vede più la presenza dei “cassettini” di plastica su cui fissare i dischi, in favore di un alloggiamento statico con quattro binari in corrispondenza delle porte SATA e relative alette di fissaggio per scongiurare lo slittamento dei drive. Come da tradizione rimane disponibile l’alloggiamento per una unità CD/DVD nella parte superiore e relativa porta SATA aggiuntiva sulla scheda madre.

Anche il posteriore vede novità interessanti, seppur non tutte in positivo. Troviamo due slot di espansione PCI, affiancati da due NIC, quattro porte USB e una classica presa VGA. In aggiunta fanno capolino due porte DisplayPort 1.2 ma scompare la NIC dedicata alla iLO. Questa rimane, a nostro parere, la rinuncia più grave fatta da HPE nel proporre i modelli successivi al G8. La perdita della gestione fuori banda del server, utilissima in casi di emergenza, manutenzione o accesso remoto, fa calare non poco l’appeal nei confronti di questo prodotto.

Estraendo la scheda madre, troviamo come detto una porta SATA aggiuntiva, oltre ad un connettore USB (per eventuali unità di avvio tipo ESXi) ma perdiamo l’alloggiamento per le schede microSD. Anche in questo caso ci si trova di fronte ad una scelta piuttosto discutibile da parte del produttore, che a fronte di importanti rimodulazioni verso basso delle feature a bordo, ha mantenuto prezzi di listino piuttosto elevati.

A livello hardware troviamo banchi di memoria di tipo DDR4 ECC fino a 32GB @ 2400Mhz e una nuova linea di processori AMD della famiglia Opteron X3000 a due e quattro core in base al modello e consumi che vanno dai 15 ai 35 Watt. Gli slot di espansione PCI sono di tipo PCIe 3.0 con fattore di forma low-profile e connettori X4 e X8. Possono essere utilizzati per schede NIC aggiuntive o per controller dischi più evoluti di quello in dotazione. Di serie troviamo un un Marwell 88SE9230 SATA, affiancato ad uno SmartArray E208i SR G10, necessario per le configurazioni RAID di tipo 0/1/5/10 con una capienza massima fino a 16TB.

Considerazioni finali

Il MicroServer è sempre stato un prodotto in grado di fornire un ottimo mix tra costi, ingombri e prestazioni utile in moltissimi scenari di piccole e medie dimensioni. La flessibilità hardware, unita al supporto ai sistemi server Windows e di virtualizzazione vmWare lo rendevano una opzione affidabile e molto versatile.

Questo nuovo modello mantiene l’idea di base sia a livello costruttivo che di utilizzo, pur rinunciando ad alcune feature “pro” come il controller B120i, la presenza della iLO e la disponibilità di soli processori AMD Opteron al posto della famiglia Intel che – per la generazione precedente – spaziava dal modello Celeron di base allo Xeon E3-1220Lv2 dell’allestimento top di gamma.

Per completezza bisogna dire che il Microserver G10 ha visto un successore, chiamato G10 Plus che torna parzialmente sui passi dei modelli precedenti. Abbiamo infatti la presenza di processori Intel (Celeron e Xeon) e della iLO (che tuttavia richiede un “enablement kit” dedicato). Nell’ultima versione cambia anche il formato che vede un case sempre a forma di parallelepipedo, ma alto la metà del precedente per via dei dischi disposti orizzontalmente a coppie.

L'autore

Lorenzo Bedin

Laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni, svolge l'attività di libero professionista come consulente IT, dopo un periodo di formazione e esperienza in azienda nel ruolo di sistemista Windows e Linux. Si occupa di soluzioni hardware, siti web e virtualizzazione.

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